Il Responsabile della Transizione al Digitale (RTD): il regista della digitalizzazione della PA

Il “Responsabile della Transizione al Digitale” o RTD è la figura individuata dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) per facilitare il processo di innovazione della Pubblica Amministrazione. Una figura chiave dal punto di vista strategico-organizzativo, che ha il ruolo di garantire il coordinamento e la gestione delle azioni per l’innovazione e la trasformazione digitale.

In quest’articolo analizzeremo l’importanza dell’RTD, approfondendone compiti, competenze, requisiti, criteri per la nomina e numeri chiave.

Responsabile per la Transizione Digitale: il quadro normativo

L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha fatto emergere ancor più chiaramente l’importanza del digitale all’interno della Pubblica Amministrazione. L’RTD è stato introdotto attraverso la modifica dell’articolo 17 del CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale) con i DL 179/2016 e 217/2017, come responsabile dell’ufficio per la transizione alla modalità operativa digitale.

La figura del RTD trova ampia rilevanza anche all’interno del Piano Triennale ICT. L’edizione 2019-2021 già prevedeva la costituzione di una rete di RTD. Nella versione 2020-2022, viene evidenziata la necessità di consolidare il ruolo del RTD come una delle quattro leve per l’innovazione delle PA e dei territori.

Chi è e cosa fa un Responsabile per la Transizione Digitale?

Il Responsabile della Transizione al Digitale (RTD) è il dirigente all’interno della PA che garantisce operativamente la trasformazione digitale dell’amministrazione, coordinando lo sviluppo dei servizi pubblici digitali e l’adozione di nuovi modelli di relazione con i cittadini, trasparenti e aperti.

È quindi una figura trasversale, inserita all’interno della PA nell’attuazione di tutte le iniziative legate al digitale. L’RTD risponde direttamente all’organo di vertice politico e si relaziona tipicamente con i dirigenti interni. In particolar modo si confronta con:

  • il responsabile della gestione documentale;
  • il responsabile per la protezione dei dati personali;
  • il responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza.

L’RTD, oltre a relazionarsi con i dirigenti interni alla propria PA, si interfaccia con soggetti quali il Governo, le altre PA, l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), il Difensore civico per il digitale e, naturalmente, imprese e cittadini.

“Il responsabile per la Transizione Digitale […] una figura chiave dal punto di vista strategico-organizzativo, che ha il ruolo di garantire il coordinamento e la gestione delle azioni per l’innovazione e la trasformazione digitale.”

Che competenze deve avere un RTD?

Il CAD prevede che gli RTD abbiano specifiche competenze in ambito tecnologico, manageriale e di informatica giuridica. Inoltre, l’RTD ha poteri di impulso e coordinamento nel percorso di semplificazione e crescita inclusiva delle pubbliche amministrazioni.

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulla digitalizzazione ha indicato 4 criteri per valutare se le competenze richieste sono possedute dai Responsabili:

  • L’iscrizione all’ordine degli ingegneri informatici;
  • Il possesso di una laurea in informatica o di titoli equivalenti;
  • Esperienza almeno quinquennale nel campo dell’ICT, nel settore privato e nel settore pubblico.

 

Nei comuni più piccoli (sotto i 25.000 abitanti) è più difficile trovare una figura che abbia queste caratteristiche. Per questo, in caso mancassero internamente le competenze per raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Piano triennale 2019-21, le singole PA possono comunque indire dei bandi di concorso per esternalizzare queste funzioni e attività.

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Come si nomina il Responsabile per la Transazione Digitale

In tutte le amministrazioni l’RTD è nominato dal vertice politico o amministrativo, a cui poi il Responsabile rende conto nel suo operato. Nei Comuni, l’RTD può essere nominato con determina del Sindaco o con delibera di Giunta. Se si sceglie di creare ex-novo un Ufficio per la Transizione al Digitale, è la Giunta che costituire questo ufficio con apposito atto amministrativo, trattandosi di organizzazione interna; il Sindaco sceglie poi il Responsabile.

Appena approvata la delibera di nomina, vengono inseriti su IndicePA i dati relativi alla persona nominata. È prevista inoltre la possibilità di individuare una figura esterna a supporto dell’Ente e dell’RTD, nel caso in cui ci siano carenza nelle competenze interne alla PA.

Nomine RTD: alcuni dati

Secondo i dati di AgID, dal 2019 l’andamento delle nomine è stato costantemente in crescita fino a marzo 2020, quando si è registrato un brusco passo indietro. Tale arresto è dovuto alla nota del MIUR del 5 dicembre 2019, in cui le scuole che avessero eventualmente nominato un RTD sono state invitate a far decadere le nomine effettuate; infatti, dopo un orientamento iniziale che prevedeva che le singole scuole dovessero adempiere come tutte le altre PA, il Ministero ha deciso di centralizzare questa funzione e fare riferimento all’unico RTD del Ministero.

Dal settembre 2020 in poi, comunque, le nomine hanno ripreso a crescere in modo costante.

I dati attuali mostrano che le PA si stanno lentamente adeguando all’obbligo di nomina. Al giugno 2021 il 70% delle PA ha nominato il proprio Responsabile. Tra queste vi sono le 14 città metropolitane, tutti i 13 ministeri con portafoglio, tutte le 21 regioni e province autonome, e 64 università. Il ritardo maggiore si accumula tra i Comuni, fermi al 54%.

Il referto della Corte dei Conti sull’attuazione del Piano triennale 2017-2019 ci fornisce ulteriori dati sulle nomine effettuate dagli enti locali. I dati (relativi ai Comuni che avevano nominato il proprio RTD entro il 2019) indicano che, a fine 2019, solo nel 32% dei casi gli RTD nominati possedevano competenze digitali in linea con i requisiti del CAD, e solo il 9% le aveva acquisite tramite un percorso di studio ad hoc.

Quali fabbisogni formativi segnalano gli RTD? Cosa dice il sondaggio

Per sopperire alle carenze di competenze con attività di formazione mirate, il primo passo consiste nell’individuare le reali esigenze dei RTD. A tale scopo, AgID sottopone periodicamente dei questionari a dei campioni rappresentativi di PA centrali e locali. La prima (e finora unica) rilevazione sulle PA (un’ulteriore rilevazione era dedicata solo alle università) si è conclusa nel febbraio 2020.

Al questionario hanno risposto 60 PA – su 117 interpellate, a segnalare l’attenzione ancora carente sul tema –, e per 50 PA hanno risposto direttamente gli RTD. Ne risulta che il background educativo nelle PA è di tipo informatico per il 38%, scientifico per il 22%, giuridico-amministrativa per il 18%.

Questi i temi sui quali si avverte maggiore necessità di formazione e approfondimento:

  • Indirizzo, pianificazione, coordinamento e monitoraggio della sicurezza informatica;
  • Cooperazione nella riorganizzazione dell’amministrazione;
  • Pianificazione e coordinamento del processo di diffusione dei sistemi digitali di base (identità e domicilio digitale, posta elettronica, protocollo informatico, firma digitale o firma elettronica qualificata, mandato informatico);
  • Pianificazione e coordinamento delle norme in materia di accessibilità e fruibilità dei servizi digitali;
  • Pianificazione e coordinamento del processo di integrazione e interoperabilità tra i sistemi e servizi dell’amministrazione;
  • Progettazione e coordinamento delle iniziative per migliorare l’efficacia dei servizi online.

Rispetto alle priorità del Piano Triennale, il compito avvertito come più urgente è quello di “favorire lo sviluppo e la diffusione delle competenze digitali all’interno dell’amministrazione”. La maggior parte dei partecipanti ritiene molto rilevante intervenire sulle competenze digitali di base dei dipendenti pubblici, e in generale si ritiene più urgente intervenire sulle competenze della PA che su quelle delle aziende.

Da notare, inoltre, come le modalità di formazione ritenute più efficaci sia il training on-the-job, mentre sono meno apprezzati il metodo tradizionale in aula, i webinar e l’utilizzo di piattaforme di e-learning.

Concludendo, le PA si stanno man mano uniformando alle norme previste individuando il proprio RTD. Rimangono, però, delle lacune significative dal punto di vista formativo che devono essere rapidamente aggredite sia da parte del Governo che da parte delle PA che effettuano le nomine.

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